Testo Critico di Annalisa Ferraro – DIORAMA / NAPOLI di Lapo Simeoni

DIORAMA / NAPOLI

di Lapo Simeoni

Testo Critico di Annalisa Ferraro

Sostare in superficie, afferrare solo la parte visibile delle cose, comprendere solo i significati epidermici della realtà tangibile, Simeoni sceglie piuttosto di scendere in profondità, di scavare per indagare gli abissi, di percorrere il sentiero che dalla storia conduce al tempo presente. Richiamato e risucchiato dal centro della terra, Simeoni risale in superficie per raccontare ciò che ha visto e compreso e per offrire l’illusione spaziale, mentale e fisica della terra che ha calpestato, dell’aria che ha respirato, del buio e della luce che hanno consentito ai suoi occhi di scorgere per ricordare. D’altronde un diorama non è nient’altro che la descrizione di un viaggio, scriveva Charles Dickens in Impressioni italiane, raccontando il cammino verso Napoli e quel che portava con sé nel lasciarsela alle spalle, nient’altro che l’offerta illusoria o sincera di uno scorcio di realtà, il resoconto scenografico di una dimensione vissuta.

Lasciatosi ispirare dalle avventure del romanzo Viaggio al centro della terra, l’artista crea, negli spazi della galleria, un ambiente immersivo, avvolgente, tanto fantasioso quanto reale, un percorso fuori dal tempo, in cui lasciar dialogare precoci reliquie del presente e preziose tracce del passato, un cammino che si addentra nel ventre di una sola città ma sviscera e sintetizza molteplici luoghi. Visioni di una Napoli contemporanea si riflettono nelle immagini di una terra antica e stratificata, nel racconto di una città dai tempi sapientemente intrecciati, in cui è labile il confine tra presente e passato, in cui il futuro è in continuo divenire.

Viaggia sempre in profondità, Simeoni, come gli eroi della letteratura antica, da Odisseo a Teseo, da Eracle ad Enea, partendo dal punto più alto di un eremo, non ha paura di affrontare le pareti scoscese di una collina e di inabissarsi nelle acque buie e profonde di un Lago dantesco.

Diorama e Viaggio al centro della terra appaiono quasi come sinonimi, l’espressione di una visione profonda, totale, che tutto lascia scrutare, un racconto fantasioso, meraviglioso, magico, passa attraverso gli occhi di un solo uomo per offrirsi come naturale prosieguo dello spazio reale. È nella luce che il diorama crea l’illusione della tridimensionalità, sin dalla prima intuizione di Daguerre, e come sapientemente descritto da Jules Verne, è nella luce che Otto Lidenbrock e Axel, rigettati fuori dal vulcano, tornano nello spazio del reale; è in quella stessa luce, genitrice e salvifica, che Lapo Simeoni colloca il suo racconto e attraverso le sue opere delinea i contorni di una città dal cuore antico e fervente, dal pensiero acuto e ingegnoso, dalle passioni intense e travolgenti e dalle ossa fragili ma in grado di resistere e di ricomporsi infinite volte.

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